Senz | Atto
L’umanità -forse- non è il risultato di una continua evoluzione bensì una scelta maturata all’ombra di una calma costretta dallo scorrere immobile dei ricordi.
Questo processo assimila la rinuncia alla libertà come unica opportunità valida per tramutare in via d’uscita “possibile” la disperazione di una gabbia trasformata in imitazione della ragione. L’ incomprensibile prende possesso dettando la scelta: nessun atto disperato.
L'enigma della propria natura resta rinchiuso in un ambiente specchio di una meta illusoria: una mancata promessa apparentemente impossibile potrebbe realizzarsi e proprio nel punto dove si era immaginata.
Somigliare a una forma è sorvegliare anche sé stessi e imparare dispersamente è rappresentare anche un tempo; nel cercare questa fuga smisi di essere una scimmia.
Una bianca e ostinata figura narra una nuova metamorfosi dove - suoni - immagini e parole - si mescolano nel vano tentativo di colmare il vuoto e religioso silenzio che un passato ereditato all'ombra di un carnefice svela.
Lo spettacolo nasce da una novella di F. Kafka intitolata " Una relazione per un'Accademia" è apparentemente la narrazione-descrizione dell' evoluzione di una scimmia
in uomo.
Senz'atto rappresenta l'esigenza di trovare una "via d'uscita" rinunciando "volontariamente" alla fuga, quest'ultimo sarebbe un " Atto" proprio dell'irrazionale che senza scegliere vuole la libertà.
La mediazione tra natura e ragione tra istinto e opportunismo è il motivo di questo monologo che diventa il viaggio umoristico nella crudeltà umana, da valutare, criticare, osservare e accettare, ahimè, in ogni sua forma.
Il tutto in due respiri conditi da inserti video che in diversi momenti della rappresentazione sottolineeranno l'intenzione e il sotto testo che la regia ha costruito senza mutare, volontariamente, la sostanza delle parole.
Questo spazio vuoto è il futuro accettato da chi cercando la via d'uscita più prossima - appunto Senz'atto - diviene parte e carnefice, usufruendo dei beni e degli aspetti prodotti dall'umanità:
Le nostre prigioni; la violenza, la guerra, la crudeltà; il processo e l'inevitabile "rivoluzione" dell'immobilismo.